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I N S T RV M E N TA I N S C R I P TA V Signacula ex aere. Aspetti epigrafici, archeologici, giuridici, prosopografici, collezionistici ATTI DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE (Verona, 20-21 settembre 2012) a cura di Alfredo Buonopane e Silvia Braito con la collaborazione di Cristina Girardi Scienze e Lettere Roma 2014 Volume stampato con il contributo di: Dipartimento Tempo Spazio Immagine Società (TeSIS) dell’Università degli Studi di Verona Rotary Club Como Baradello Con il patrocinio di: Università degli Studi di Verona, Dipartimento TeSIS Association Internationale d’Épigraphie Grecque et Latine (A.I.E.G.L.) Terra Italia Onlus &RPLWDWRVFLHQWL¿FR Giulia Baratta, Alfredo Buonopane, Ivan Di Stefano Manzella, Sergio Lazzarini, Marc Mayer i Olivé, Giovanni Mennella Redazione: Alfredo Buonopane, Silvia Braito, Cristina Girardi (GLWLQJHOD\RXWJUD¿FRCristina Girardi Coordinamento peer review: Alfredo Buonopane I contributi raccolti in questo volume sono stati sottoposti alla peer review secondo la procedura del “doppio cieco” © 2014 Scienze e Lettere dal 1919 S.r.l. già Bardi Editore Via Piave, 7 – 00187 Roma Tel. 0039/06/4817656 – Fax 0039/06/48912574 e-mail: info@scienzeelettere.com www.scienzeelettere.com ISBN 978-88-6687-072-2 In copertina: il signaculum di Asturius (CIL XV, 8094) in J. Muselli, Antiquitatis reliquiae, Verona 1756, tab. XXXXVIII, 2 (incisione di Dionisio Valesi e Domenico Cunego). Indice IX Alfredo Buonopane Premessa 11 Marc Mayer i Olivé Signata nomina; sobre el concepto y valor del término signaculum con algunas consideraciones sobre el uso de los instrumentos que designa 35 Ivan Di Stefano Manzella Signacula ex aere e mercatura: indizi e ambiguità testuali 61 Manfred Hainzmann Signacula und Synonyme 69 Simona Marchesini Signacula: analisi linguistica 81 Sergio Lazzarini I signacula: tra certezza dei “diritti soggettivi” e tutela GHOO¶DI¿GDPHQWR 91 Margherita Bolla &HQQLVXOOHIDOVL¿FD]LRQLQHOODEURQ]LVWLFD 101 Giulia Baratta Il signaculum al di là del testo: la tipologia delle lamine 133 Francesca Cenerini Nec desunt mulieres: signacula al femminile 141 Alfredo Buonopane Schiavi e liberti imperiali nei signacula ex aere 159 Silvia Braito 1HOO¶RI¿FLQDGHOCIL. I signacula nei lavori preparatori del Corpus inscriptionum Latinarum 173 Cristina Girardi Le societates nel mondo romano: attestazioni dai signacula ex aere 195 Norbert Franken Die lateinischen Bronzestempel der Berliner Antikensammlung aus sammlungsgeschichtlicher Sicht 203 Daniela Rigato I signacula ex aere del Museo Nazionale di Ravenna: un quadro introduttivo 217 Antonio Sartori Non Dianam magis montibus quam Minervam inerrare 233 Giovanna Cicala Signacula pompeiani: appunti di una ricerca in corso 241 Raimondo Zucca Signacula ex aere provinciae Sardiniae 257 Silvia Evangelisti Signacula da Aeclanum in CIL (IX e X). Alcune note 267 Claudia Gatta Signacula ex aere e collezionismo. Carlo Morbio e le sue raccolte 279 Stefano Magnani Signacula ex aere dal territorio di Aquileia 297 Filippo Boscolo Signacula conservati nel Museo Archeologico di Padova 303 Giovanni Mennella Signacula aenea e bollatura di laterizi: a proposito di un timbro inedito nel Museo di Antichità di Torino 309 Marina Vavassori Signacula a Bergamo e dintorni: curiosità e quesiti 319 Elena Cimarosti Tre signacula da raccolte museali nell’Italia nordoccidentale 325 Valeria Valchera Signacula ex aere del Museo Civico Archeologico di Bologna: notabiliaWHFQLFLSURVRSRJUD¿FLHFROOH]LRQLVWLFL 345 Simona Antolini, Silvia Maria Marengo I signacula ex aere della regio VI adriatica 363 Silvia Braito Signacula “in rete”: fra documentazione, aste online e collezionismo 379 Heikki Solin Epiclinus: una nota onomastica 383 Marco Firmati Sigilli di mercatores per doli dal porto di Pisa 393 Luigi Vecchio Un signaculum in bronzo con iscrizione greca da Velia 405 Paola Pacchiarotti, Giada Fatucci, Laura Ebanista, Sarah Gozzini, Federica Lamonaca I signacula del Museo Nazionale Romano: un’esperienza didattica tra studio e EDR 417 0DXUL]LR%XRUD(UJQ/DÀÕ Tre signacula dall’Asia Minore 423 Christophe Schmidt Heidenreich Signacula ex aere dans les deux Germanies et les trois Gaules : observations sur une documentation récalcitrante 439 Gaetano Arena Vasetti iscritti e produzione di medicamenta a Priene ellenistico-romana 459 Margherita Cassia “Marchi di fabbrica” a Creta e tituli picti di Ercolano: considerazioni socio-economiche 479 Reinhold Wedenig Bleiplomben mit Stempel- und Ritzinschriften aus Iuvavum (Noricum) 497 Zsolt Visy Instrumenta Inscripta Aenea aus Ungarn 515 Angela Donati (SHU¿QLUH 519 %LEOLRJUD¿D 581 Lista autori Il signaculumDOGLOjGHOWHVWR la tipologia delle lamine Giulia Baratta Riassunto:,QTXHVWRFRQWULEXWRVLSUHVHQWDQRDOFXQHULÀHVVLRQLVXOODIRUPDGHOOHODPLQH dei signacula ex aereVXOORURHYHQWXDOHVLJQL¿FDWRVXOUDSSRUWRFRQLOWHVWRGHOWLPEURR con l’oggetto marcato. Per illustrare la grande varietà esistente di forme, rendere evidente la frequenza di alcuni tipi rispetto ad altri, si propone uno schema tipologico delle lamine dei signacula bronzei. Abstract:,QWKLVFRQWULEXWLRQZHSUHVHQWVRPHUHÀHFWLRQVRQWKHIRUPRIWKHÀDWVWDPSV of the signacula. We treat specially the question of his meaning according to his form. We consider also the relation between the signaculumDQGWKHPDUNHGREMHFW:HSURSRVH ¿QDOO\DW\SRORJ\RIWKHÀDWVWDPSVRIWKHsignacula. Parole chiave: archeologia romana, signaculum, bronzo, lamina, forma, tipologia Keywords: Roman archaeology, signaculum, bronze, typology of the signacula /DUHGD]LRQHGHOSUHVHQWHYROXPHPRQRJUD¿FRGHGLFDWRDLsignacula mi è parsa un’ottima occasione per rimettere mano alle ricerche su questa classe di materiale e SURSRUUHGHOOHULÀHVVLRQLVXXQDVSHWWRGHLsignacula ex aere che mi sembra sia stato sino ad ora piuttosto trascurato, vale a dire la forma delle lamine1. In effetti i numerosi studi in materia si sono caratterizzati in passato, e tendono spesso tutt’ora, a privileJLDUHXQDSSURFFLRSURVRSRJUD¿FRDTXHVWRPDWHULDOHHDSURSRUUHLSRWHVLFLUFDLOVXR ambito di utilizzo a discapito dell’oggetto in se, in particolare della sua forma esteriore e del suo valore o eventuale rapporto con il testo iscritto. Emblematico è il caso del CIL in cui solo due dei numerosi volumi che raccolgono i signacula ex aere, l’XI e il ;9VRQRFRUUHGDWLGDSUR¿OLLQGLFDWLYLGHOODIRUPDGHOOHODPLQHGHLYDULVLJLOOL8Q¶HF1. Questo lavoro è stato realizzato nell’ambito del progetto FFI2011-25113 e del Grup de Recerca Consolidat LITTERA (2009SGR1254). Un ringraziamento va a tutti i partecipanti al convegno e coautori di questo volume, ed in particolare a Silvia Braito e ad Alfredo Buonopane, per avermi segnalato le “forme strane” di cui erano a conoscenza. 101 Giulia Baratta cezione eccellente è costituita dai lavori di Raimondo Guarini2, in particolare il volume Alcuni suggelli antichi spiegati edito a Napoli nel 1834, in cui lo studioso dedica un capitolo alle “Forme de’ Suggelli, e regole, per leggerli bene” riconoscendo che “è pur sorprendente la varietà di forme”3 e pubblicandoli per la maggior SDUWHFRQSUR¿OLVHQRQDGGLULWWXra con impronte. A Vittorio Poggi4, nella seconda metà del XIX secolo, si deve un’ampia raccolta di signacula corredata da tavole LQ FXL VRQR UHVH JUD¿FDPHQWH H con dovizia di particolari, tutte le caratteristiche delle lamine, non solo, dunque, la loro forma ma anche dettagli come la presenza o meno di listelli lungo i bordi HODQDWXUDGHLWHVWLHSLJUD¿FLVH cioè caratterizzati da lettere in rilievo o incavate. Molto accurati ¿JSignaculum per marcare a fuoco da Augst (da nei particolari e nella resa delle GarbschS¿J  caratteristiche dei cartigli dei si¿JSignaculum per marcare a fuoco da Dagerlen gnacula sono anche i disegni che (renardWDY;/,,¿J  corredano la pubblicazione della 5 raccolta di Ravestein edita nel 1882 /¶DYYHQWRGHOODIRWRJUD¿DKDGLFHUWRPLJOLRUDWR la presentazione dei signacula nell’ambito di lavori di compendio, come quello di Marc-Adrien Dollfus6 che, ad esempio, dedica spazio ai simboli che corredano i testi HSLJUD¿FL GHOOH ODPLQH H GHL PDQXEUL R LQ DUWLFROL GHVWLQDWL D UDFFROWH FROOH]LRQL H singoli esemplari7. Ciononostante, però, e quasi paradossalmente, data la maggiore 2. Si veda in particolare guarini 1824 e guarini 1834a. 3. guarini 1834a, pp. 17 ss. 4. Poggi 1876. 5. Meester de ravestein 1882. 6. dollfus 1967. 7. Per considerazioni sull’uso e la funzione dei signacula in bronzo e per alcune delle raccolte pubblicate vedi: Poggi 1876; visconti 1879; Bein 1975; giovagnetti, Piolanti 1981; tóth 1981, in part. pp. 156-160; dietz 1985; noll 1985; fries 1985; ferrandini troisi 1992, pp. 111-114; grünBart 1994; loreti 1994; taglietti 1994, pp. 157-178; di stefano Manzella, isola 2004; castellano, giMeno, 102 Il signaculum al di là del testo... facilità nel reperimento e nella pubblicazione delle immagini, solo in rari casi si tiene criticamente conto della forma del VXSSRUWRHSLJUD¿FR rispetto alla quale, in genere, ci si li¿JSignaculum del tipo „hache-marteau“, da Mainz (Körber mita ad una breve e SQ  talvolta sommaria descrizione. Personalmente ritengo che la scelta della forma della lamina non sia un fatto scontato e che, anche quando si tratta di un cartiglio per così dire neutro, cioè dei tipi più frequenti di forma rettangolare (A1), e più ancora quando invece non lo è, risponda ad uno o più criteri legati a diversi fattori, tra cui certamente l’uso che del signaculum si faceva, dunque il tipo di impressione, il materiale da imprimere, e pertanto il suo contesto di utilizzo, e non ultimo il suo usuario. La destinazione d’uso dei signacula in bronzo, ma anche quella di timbri realizzati in altri materiali, ad esempio in piombo8, in marmo9, in legno10 e in terracotta11, sempre quando non si tratti dei punzoni destinati alla ceramica da mensa e decorativa12, costituisce una questione spinosa, lungamente dibattuta ma sino ad ora senza soluzio- stylow 1999; Manganaro Perrone 2006; feugère, Mauné 2005-2006; Marengo 2008; Mennella 2008; cicala 2010; cicala 2012a; cicala 2012b; di stefano Manzella 2012a; di stefano Manzella 2012b, pp. 400-402. 8. La questione dei signacula in piombo è complessa ed ancora irrisolta in particolare per quanto concerne il loro rapporto con quelli in bronzo. A tale proposito vedi feugère, Mauné, 2005-2006, pp. 441443. Per dei signacula in piombo vedi anche visconti 1879, pp. 217-221, Pavolini, di stefano Manzella, Pelosi 2011, pp. 121-145 e il contributo di M. Mayer i Olivé in questo stesso volume. 9. Per un esemplare in marmo lunense rinvenuto nell’area di Tortona vedi antico gallina 19831984. 10. A proposito dei signacula in legno vedi Bein 1975, pp. 47-48 e Mayer i olivé 2008, p. 225. Per l’esemplare del Cap Negret alMagro, vilar sancho 1966 e Juan 1988, pp. 76-79, n. 19. Per i timbri lignei GLDPELWRHJL]LDQRFRQWHVWLHSLJUD¿FLLQJUHFRHFRSWRULIHULELOLDGHSRFDURPDQDHEL]DQWLQDYHGLLQROWUH nachtergael 2000; nachtergael 2003; nachtergael 2004, pp. 224-227. 11. Per un signaculum in terracotta rinvenuto tra Scarlino e Gavorrano e sulla problematica legata all’uso di un tale manufatto PaPi 2001, pp. 297-306; per un esemplare da Potenza Picena Mercando S¿JJ3HUXQHVHPSODUHGL7KDVRVYHGLgrace, salviast 1962. Sull’uso di marcare la terracotta con signacula dello stesso materiale grace 1935, pp. 421-429. Per una probabile matrice in terracotta di signaculum per mattoni vedi kuBon 1975, pp. 309-314. 12. Vedi a solo titolo di esempio il piccolo punzone doppio per terra sigillata, corredato anche dal nome del produttore, rinvenuto a Rheinzabern ma realizzato a Lezoux nel II secolo d.C. ed il “giallo” che lo riguarda, fischer 1982. 103 Giulia Baratta ne certa13. Quello che appare sicuro è che data la loro conformazione, un manubrium ad anello in metallo di proporzioni relativamente modeste, direttamente attaccato alla lamina, i sigilli bronzei non si potevano usare per marcare a fuoco e neanche come “Schlagstempel” per imprimere a pressione. Nel primo caso, infatti, riscaldando la lamina la presa sarebbe risultata intoccabile per il calore mentre nel secondo le sue ridotte dimensioni avrebbero garantito un colpo sicuro sulle dita di chi ne avesse fatto uso. In effetti per bollare a fuoco animali vivi, ed in alternativa per marcare a pressione con la tecnica dello “Schlagstempel” o dell’”hache-marteau” prodotti alimentari, legno, cuoio ed altri supporti, esistevano signacula di fattura e materiale diversi14 ¿JJ   che costituiscono categorie di marcatori per le quali l’ambito di utilizzo appare certo. Pochissimi sono i dati che ci consentono di trovare un ¿JSignacula del tipo “Schlagstempel” da London (relegame sicuro tra l’uso dei nardWDY;/,,¿JJ  timbri in bronzo e la marcatura di oggetti e cose e di far luce, dunque, sulla natura e lo scopo di questa bollatura. Le fonti letterarie15, tra cui il noto passo pliniano (PLIN. Nat., XXXIII, 6, 23), spesso citato nella letteratura in materia, non chiariscono gli ambiti d’uso dei signacula bronzei. Neanche le testimoQLDQ]HLFRQRJUD¿FKHDSSRUWDQRLQIRUPD]LRQLXWLOLLQPHULWR/HVFHQHGLVFULWWXUDRGL archiviazione e contabilità, infatti, prevedono l’uso di uno stilo su tavolette cerate16 13. Per una sintesi sulle diverse ipotesi vedi giovagnetti, Piolanti 1981, in particolare pp. 79-82; dietz 1985, p. 127 ed alcuni dei contributi in questo stesso volume. 14. körBer 1900, p. 108, n. 170; renard 1961, in particolare tav. XLII; garBsch 1970, p. 108; isac 1991, pp. 57-64; Baratta 2004; Baratta 2006; Baratta 2007. 15. Circa le fonti letterarie attestanti l’uso dei signacula vedi il contributo di Marc Mayer i Olivé in questa stessa sede. Vedi anche Pavolini, di stefano Manzella, Pelosi 2011. 16. Per alcuni esempi vedi un rilievo da Porto con scena di scarico di anfore da una nave e relativa contabilità in Meiggs 1997, tav. XXXVIa; un rilievo di un sarcofago di Milano con scena di contabilità di un produttore di pelle in ziMMer 1982, p. 135, nr. 50; un rilievo da Ostia in BlanckS¿J 104 Il signaculum al di là del testo... o un rotolo di papiro su cui scrivere con atramentum17, con poche eccezioni come quella di un rilievo di Roma in cui forse si può riconoscere una marcatura con un anulus signatorius18, che comunque è cosa diversa, nella pratica applicazione e dal punto di vista giuridico, rispetto all’uso di un signaculum in bronzo. Simbolicamente, invece, fanno allusione a questi temi una serie di oggetti scrittori tra i quali non compare mai il signaculum19. Anche la documentazione archeologica risulta piuttosto silenziosa poiché mancano in genere i riscontri tra i numerosi sigilli esistenti e il timbro o le impronte che dovrebbero aver lasciato. Più che documentare l’uso generale e corrente dei signacula queste sembrano piuttosto testimoniarne utilizzi occasionali e marginali20, come nel caso di alcuni bolli laterizi21 o di altri materiali in terracotta22, delle marche riscontrate sulla calce di alcune lastre di loculo nelle catacombe romane (Matteo XXVII, 66)23 e del famoso pane di Ercolano24. Una notevole complicanza, se non addirittura un ostacolo ad una corretta analisi e valutazione del materiale archeologico, inoltre, viene dal fatto che molto spesso non si conoscono il luogo e il contesto di rinvenimento dei signacula ex aere, che potrebbero invece fornire preziose ed utili informazioni sul loro utilizzo e sull’inquadramento cronologico. A questo si aggiunga LOIDWWRFKHLWLPEULEURQ]HLVRQRVWDWLRJJHWWRGLXQ¿RUHQWHFRPPHUFLRDQWLTXDULR25 che ha comportato anche la realizzazione di numerosi falsi non sempre facilmente distinguibili dagli originali. Nell’impossibilità di trovare dei riscontri certi legati ad un uso sistematico e primaULRGLTXHVWLWLPEULVRUJHJLXVWL¿FDWRLOVRVSHWWRFKHLsignacula di bronzo siano stati usati per la realizzazione di impressioni “deperibili” perlopiù su materiali anche essi estremamente “fragili” e che questa combinazione sia la causa della perdita della documentazione archeologica. In questo senso esistono due possibilità distinte anche per OHORUR¿QDOLWj,QXQFDVRLQIDWWLLsignacula sarebbero, per dirla con Dollfus, una sor-   9HGLDGHVHPSLRXQULOLHYRFRQVHUYDWRD6WUDVERXUJLQFXLqUDI¿JXUDWRXQXRPRLQWHQWRDVFULYHUH su un lungo papiro posato sulle sue gambe, in hatt 1964, p. 80, nr. 80.   'DXOWLPRFRQELEOLRJUD¿DSUHFHGHQWHzevi 2012, pp. 355-361.   $WLWRORHVHPSOL¿FDWLYRYHGLODVHOH]LRQHGLpinakes con strumenti scrittori in Blanck 2008 p. ¿J 20. feugère, Mauné 2005-2006, pp. 440-441. Sulla questione vedi anche toniolo 1994, p. 433. 21. A questo proposito vedi taglietti 1994. Vedi anche Bein 1975 che avanza l’ipotesi che un bollo di bronzo di Carnuntum possa essere stato usato nell’ambito di una ¿JOLQD. 22. L.Y. Rahmani sostiene che con sigilli di bronzo si potevano bollare dei mortaria, vedi rahMani 1980. Non sembra tuttavia realistica l’ipotesi che possano essere stati usati per la ceramica da mensa e decorativa dato che i punzoni in questo caso sono in terracotta e comunque di dimensioni minori, vedi dollfus 1967, p. 131 e supra nota 11. 23. Per le impronte presenti sulla calce dei loculi vedi ferrua 1986. 24. Sulla questione della pagnotta bollata la cui provenienza da Ercolano (CIL X, 8058, 18) non è del tutto certa, e dell’eventuale corrispondente timbro, conservato attualmente all’Antiquarium Comunale di Roma, vedi loreti 1994 e feugère, Mauné 2005-2006, p. 441; discorde G. Manganaro Perrone, Manganaro Perrone 2006, p. 13, nota 22. 25. Cfr. giovagnetti, Piolanti 1981, p. 71; Buonocore 1984, p. 158. 105 Giulia Baratta ta di “ancêtre de nos timbres en caoutchouc”26, e sarebbero stati usati con atramentum, o inchiostri di altro colore27VXYDULHVXSHU¿FLJLjQRWHSHUHVVHUHSRUWDWULFLGLVFULWWXUD quali il legno, la pelle, il papiro, la pergamena, la stoffa, anche se non è da scartare un loro utilizzo su pietra e laterizio. Nel secondo, che non necessariamente deve escludere il primo, invece, verrebbero usati per l’impressione su materiali sempre deperibili ma morbidi, ad esempio la cera, impiegati per la realizzazione di sigilli da apporre su cose ed oggetti dalla natura più disparata allo scopo di garantirne l’integrità28. Nulla esclude, ma nulla conferma, che di questa diversa destinazione d’uso possa essere indicativo il fatto che le lettere e i segni presenti sulle lamine dei signacula siano realizzate in rilievo o incavo. /¶LGHQWL¿FD]LRQHGHOOHPRGDOLWjGLXWLOL]]RGHLsignacula ex aere, dei materiali che con essi venivano contrassegnati e dei contesti in cui se ne faceva uso, costituiscono GDWL LPSRUWDQWL DGGLULWWXUD IRQGDPHQWDOL SHU FHUFDUH GL GH¿QLUQH OR VFRSR XOWLPR cioè l’ambito d’uso e il valore della marcatura che si faceva con questi punzoni. Su questo tema sono state avanzate diverse ipotesi che ne riconducono l’impiego alla sfera privata piuttosto che pubblica, all’ambito commerciale piuttosto che a quello legale29. Sia che i signacula si adoperassero nella sfera domestica o più ancora in quella FRPPHUFLDOHRFKHVYROJHVVHURSHUORSLXQD³IXQ]LRQHFHUWL¿FDWULFH´GHOWLWRODUH30, del mittente o del destinatario della merce, in qualità di timbri da usare con inchiostro o da apporre sui sigilli, potevano, come effettivamente in taluni casi è, trasmettere sugli stessi materiali anche messaggi di natura differente quali invocazioni, frasi bene auguranti ecc… 26. dollfus 1967, p. 132. 27. Vedi ad esempio il caso dei “red stamps” sui documenti tolemaici e romani della zona del Fayum in Egitto ed un timbro recante ancora tracce di inchiostro rosso in vandorPe 1996, pp. 254-256, tav. 47, ¿J 28. Per la distinzione tra “Untersiegelung” e “Versiegelung” nel caso dei papiri e per esempi dell’uso di signacula per entrambe le funzioni vedi vandorPe 1996, pp. 231-256. Vedi anche a p. 247 la varietà di cose e prodotti che si sigillavano secondo quanto si ricava dalle fonti papirologiche. 29. Theodor Mommsen, ad esempio, basandosi sul già citato passo pliniano (PLIN. Nat., XXXIII, 6, 26) riteneva che i signacula bronzei venissero in genere usati per derrate alimentari, vedi Th. Mommsen, CIL X, 2, pp. 915-916. Circa l’ipotesi mommseniana vedi anche andreau 1974, p. 273, nota 3 secondo cui si tratta di una errata interpretazione del testo pliniano. L’ipotesi di Th. Mommsen è stata successivamente ripresa anche da A. Toniolo secondo la quale “servivano ad evidenziare il possesso di derrate alimentari ed altre sostanze e materiali di carattere deperibile da parte di chi li possedeva”, vedi toniolo 1994, p. -$QGUHDXLQYHFHLQFURFLDQGRLGDWLGHOOHWDYROHWWHFHUDWHSRPSHLDQHFRQTXHOOLGHLsignacula della città vesuviana, notava che almeno dodici nomi compaiono nei testi e sui sigilli, un fenomeno legato, secondo lo studioso, alla “présence d’un certain nombre de commerçants (boutiquiers ou mercatores), TXHOHXUDFWLYLWpSURIHVVLRQHOOHDPpQHjSRVHGHUXQFDFKHWHWTXL¿JXUHQWIUpTXHQWHPHQWGDQVOHVWDEOHWWHV (notamment comme témoins), soit pour des raisons professionelles, soit pour des raisons de voisinage JpRJUDSKLTXHRXSDUFHTX¶LOVRQWOHVFOLHQWVGH/&DHFLOLXV-XFXQGXV´andreau 1974, p. 279. M. Feugère e S. Mauné ritengono che i signacula di bronzo siano stati utilizzati per diversi tipi di merci, anche deperibili, e per indicare un esonero di tasse e pedaggi, feugère, Mauné 2005-2006, p. 439-440 e p. 449. Sugli ambiti di uso e sugli usurari vedi anche di stefano Manzella 2012b, p. 400. 30. Pavolini, di stefano Manzella, Pelosi, 2011, p. 121. 106 Il signaculum al di là del testo... Va da sé che lo studio dei signacula passa necessariamente, oltre che da indagini sui contesti archeologici da cui provengono, quando noti, anche e soprattutto attraverso l’analisi dei tituli maiores31, cioè quelli presenti sulla lamina, comprensivi dei simboli che possono recare32GHLWHVWLHSLJUD¿FLSUHVHQWLVXOOHSUHVH33, detti tituli minores34, degli aspetti tecnici di entrambi, ed anche della forma della lamina che nelle varie fogge che assume può essere, in misura maggiore o minore, parte integrante del PHVVDJJLR DI¿GDWR DO WLPEUR R DOO¶LPSUHVVLRQH SRWHQ]LDOPHQWH VHULDOH JHQHUDWD GDO signaculum. Quest’ultimo punto, come già detto, a causa di un approccio troppo proVRSRJUD¿FRDTXHVWDFODVVHGLPDWHULDOHVRORUDUDPHQWHqVWDWRWHQXWRLQGHELWRFRQWR35, ma è evidente che merita una ripresa ed un approfondimento. L’interrogativo principale è certamente se, ed eventualmente cosa, la forma prescelta per la lamina possa indicare. E’ assai probabile, o almeno è possibile avanzare l’ipotesi, che in molti casi, soprattutto quando si tratta di forme frequenti e, mi si passi OD GH¿QL]LRQH ³SRFR FDUDWWHUL]]DWH´ FRPH SRVVRQR HVVHUOR DG HVHPSLR L VHPSOLFL rettangoli con o senza listello marginale o anche le tabulae ansatae36, che costituiscono comunque anche in altri contesti un “contenitore” o un supporto tradizionale per ODVFULWWXUDHVVHQRQFHOLQRXQSDUWLFRODUHVLJQL¿FDWR,QTXHVWLFDVLODODPLQDODFXL VFHOWDSXzHVVHUHYROXWDRPHQRSURSULRSHUFKpODIRUPDQRQULYHVWHXQRVSHFL¿FRH più profondo interesse, è semplicemente una base su cui sono applicate le lettere del WHVWRHRXQUHFLSLHQWHRPHJOLRXQDGHOLPLWD]LRQHGHOPHVVDJJLRHSLJUD¿FRDI¿GDWR al signaculum senza nessun valore aggiunto rispetto ad esso. Non si può comunque scartare che la preferenza per una fattezza di lamina piuttosto che per un’altra, anche quando la sua forma è per così dire neutra, possa essere legata ad un vezzo o al gusto personale di chi sceglie o deve fare uso di questo strumento e che sia, dunque, riconducibile ad un semplice fattore estetico e/o alla volontà di introdurre una certa varietà tra i signacula anche per evitare il continuo ripetersi delle sagome più frequenti. In questo senso la varietà di forme potrebbe essere di grande 31. Per una sintesi vedi di stefano Manzella 2011, in part. pp. 264-265. 32. Per la presenza di signa nei bolli laterizi visti come distintivo della ¿JOLQD, dei domini e degli RI¿FLQDWRUHV vedi steinBy 1974-1975. 33. Rispetto a queste A. Toniolo scrive “sigle e simboli che si possono spiegare solo come un rapido rimando al testo stesso dei sigilli, qualora questi fossero più di uno e venissero conservati tutti insieme ad esempio su una scrivania quando non se ne può leggere il testo”, toniolo 1994, p. 434. In effetti già M.A. Dollfus aveva sottolineato come in numerosi casi la sigla della presa sembra essere in stretto rapporto con il testo del signaculum, di cui può costituire la sintesi, e che può “orienter vers l’usage des cachets” soprattutto quando si tratta di un segno diverso rispetto a quanto presente nel cartiglio, dollfus 1967, pp. H¿JVHFRQDOFXQLHVHPSL 34. Per la terminologia relativa alle diverse parti che compongono i signacula ex aere vd. di stefano ManzellaDS¿J 35. Una prima valutazione delle forme e della loro frequenza, almeno in ambito gallico, si deve a M.A. Dollfus, dollfus 1967, pp. 122-123. Un accenno all’importanza del problema è in grünBart 1994, p. 47. 36. Sulle tabulae ansataeFRPHVXSSRUWRHSLJUD¿FRYHGLMayer i olivé 2012. 107 Giulia Baratta XWLOLWjSHUGLVWLQJXHUHQHOORVWHVVRDPELWRXQWLPEURGDXQDOWURHGLGHQWL¿FDUORGXQque, con facilità, in modo non dissimile da quanto è stato ipotizzato per i tituli minores presenti sul manubrium37. E’ altresì possibile che la forma del cartiglio possa essere vincolata ad una moda o ad un atelier di produzione38. Se così fosse essa rivestirebbe un valore importante poiché potrebbe essere indicativa di una determinata cronologia dei signacula, come ad esempio lo è la comparsa e l’uso della planta pedis nel caso dei bolli sulla terra sigillata39RGLXQORURGHWHUPLQDWRDPELWRJHRJUD¿FRRDOFRQWUDULRGHOODGLVSHUVLRQH sul territorio di pezzi con la stessa origine. Si può anche immaginare che la scelta della forma sia legata ad un fatto funzionale, strettamente correlato al materiale da iscrivere, alle modalità con cui avveniva OD³VLJQDWXUD´RDOOHVXH¿QDOLWj,Q¿QGHLFRQWLDOFXQHGHOOHIRUPHGHOOHODPLQHGHL signacula potrebbero essere anche allusive ai diversi prodotti che con essi venivano marcati, alle modalità della loro commercializzazione o del loro stoccaggio. Evidentemente in molti casi la foggia della lamina partecipa al messaggio del signaculum e ne è parte integrante. Ciò è abbastanza evidente nel caso dei timbri a forma di lettera, di quelli il cui cartiglio riproduce un animale e dalle plantae pedis40 che VHPEUDQRFRQWHQHUHGXHOLYHOOLGLPHVVDJJLRTXHOORGDWRGDOWHVWRHSLJUD¿FRHTXHOOR legato alla forma del cartiglio che lo contiene la quale talvolta può richiamare l’onomastica presente sul timbro o essere allusiva ad azioni legate alla stessa timbratura41. ,Q¿QHGDOORVWXGLRGHOOHGLYHUVHIRJJHFKHOHODPLQHSRVVRQRDVVXPHUHHGDOO¶DQDOLsi incrociata con le tipologie di iscrizioni che le contraddistinguono (onomastiche, beneauguranti, cultuali ecc…) sorgono ulteriori questioni relative all’ambito d’uso, alla FURQRORJLDDJOLXVXDULHDOODGHVWLQD]LRQH¿QDOHGHLWLPEULRWWHQXWLFRQLsignacula ex aere, che meritano di essere affrontate ma che esulano, anche e soprattutto per motivi di spazio, dal presente lavoro. Per chiudere il cerchio un’ultima questione che si pone è quella relativa al rapporto tra la forma della lamina e il contenuto del testo che essa contiene. Questo eventuale nesso appare particolarmente importante, soprattutto nel caso di cartigli con una forte caratterizzazione, alla luce del fatto che a parità di forme possono cambiare sostan]LDOPHQWHLFRQWHQXWLGHLWHVWLHSLJUD¿FL 37. Vedi supra nota 33. 38. Si vedano a esempio alle note 43 e 54 i casi delle tabulaeHGHLGHO¿QL 39. Per l’evoluzione delle forme dei bolli nel caso della terra sigillata italica vedi Conspectus 1990, pp. 147-148 e ocK, p. 36.   6XOVLJQL¿FDWRGHOODplanta pedis vedi di stefano Manzella 2012b, p. 400. 41. Vedi infra i tipi C 3a e K 1c-d. 108 Il signaculum al di là del testo... La tipologia 1HOORVFKHPDWLSRORJLFRFKHKDFRVWLWXLWRODEDVHGHOOHULÀHVVLRQLVLQTXLHVSRVWHVL sono volute riassumere le varie forme di lamine nel modo più esaustivo possibile, ma senza la pretesa di una totale completezza, che sarebbe di per se, credo, impossibile da raggiungere vista la mole di pubblicazioni sul tema e i continui e costanti rinvenimenti di pezzi nuovi e la riscoperta di molti già da tempo in giacenza in magazzini e collezioni. La tipologia, comunque, è stata elaborata in modo tale da poter essere aggiornata ed integrata in qualsiasi momento. Il materiale a disposizione è infatti stato suddiviso in undici macrogruppi ciascuno dei quali è contrassegnato da una lettera maiuscola dell’alfabeto latino: A = forme geometriche, B = tabulae ecc... Ogni macrogruppo prevede un numero variabile di suddivisioni che corrispondono alle forme VSHFL¿FKHGHOOHODPLQHHFKHVRQRVWDWHLGHQWL¿FDWHGDXQDFLIUDDUDED$ IRUPH JHRPHWULFKHĺUHWWDQJRORHFF«,Q¿QHVLVRQRFRQVLGHUDWHOHYDULDQWLFKHFDUDWWHrizzano i diversi tipi censiti, che sono state contraddistinte da una lettera minuscola GHOO¶DOIDEHWR ODWLQR$D  IRUPH JHRPHWULFKH ĺ UHWWDQJROR ĺ D VSLJROL VPXVVDWL VHQ]DOLVWHOORSHULPHWUDOH1HOODFODVVL¿FD]LRQHGHVWUDHVLQLVWUDVRQRFRQVLGHUDWLRVservando la lamina del signaculum e non la sua impronta. Ciascuno dei tipi dei primi cinque macrogruppi (A-E) è corredato da un disegno schematico per la realizzazione del quale si è tenuto conto della presenza o meno di un listello perimetrale, ovvero di XQDFRUQLFHGHOORVSHFFKLRHSLJUD¿FRTXDQGRVLWUDWWDGLXQIDWWRUHSDUWLFRODUPHQWH frequente e dunque caratterizzante. I vari tipi dei restanti macrogruppi (F-K) sono inYHFHDFFRPSDJQDWLGDOSUR¿ORGLXQHVHPSODUHSDUWLFRODUPHQWHUDSSUHVHQWDWLYR6ROR quando funzionali alla forma stessa della lamina, come ad esempio la resa delle ali GHOO¶DTXLOD ,D SLXWWRVWRFKHODGLVWLQ]LRQHWUDFRUSRHWHVWDQHOFDVRGLDOFXQLGHO¿QL (I4a), sono rappresentati anche altri eventuali tratti interni che possono, tra l’altro, inÀXLUHVXOODGLVSRVL]LRQHGHOWHVWR,Q¿QHSHURJQLWLSRYLHQHFLWDWRXQVRORULIHULPHQWR ELEOLRJUD¿FRDVFRSRSXUDPHQWHRULHQWDWLYR 109 Giulia Baratta Il macrogruppo A Il macrogruppo A comprende le forme geometriche e costituisce quello con il maggior numero di varianti, in particolare nel gruppo dei rettangoli, in assoluto la sagoma SL XWLOL]]DWD SHU OD UHDOL]]D]LRQH GHOOH ODPLQH /¶LGHQWL¿FD]LRQH GHOOH IRUPH42 non pone particolari problemi ad eccezione dei tipi A6a-d ed A7d che potrebbero non essere delle corone circolari o mezzi ovali ma, con un valore certo più trascendente, delle lettere dell’alfabeto latino o greco e, nella fattispecie, rispettivamente una C, un sigma lunato o una D43. Nell’impossibilità di stabilire se questi due tipi rispondono effettivamente sempre, o solo in parte, ad una forma geometrica piuttosto che ad un HOHPHQWRDOIDEHWLFRVLqVFHOWRSHUPRWLYLGLFODVVL¿FD]LRQHHFRQODGRYXWDULVHUYDGL collocarli nel macrogruppo A. Questo macrogruppo offre pochi appigli per una interpretazione delle diverse forme scelte per la realizzazione delle lamine che verosimilmente rispondono perlopiù a fattori estetici e/o funzionali ma poco o per nulla contenutistici. A - forme geometriche forma 1 variante disposi]LRQHWHVWR SUR¿OR ELEOLRJUD¿D a spigoli smussati a - senza listello perimetrale una o più linee BuonoPane 2012, p. 389, nr. 20 a spigoli smussati b - con listello perimetrale una o più linee BuonoPane 2012, p. 385, nr. 16 a spigoli vivi - con listello perimetrale una o più linee di stefano Manzella 2012b, p. 404, nr. VI, 68k due rettangoli d sovrapposti -grande / piccolo due linee CIL XII, 5690, 12 rettangolo c 42. Il tipo A1i non presenta allo stato attuale il pendant con i rettangoli sporgenti verso destra perché di questa forma ho potuto trovare solo l’attestazione di una impronta (ferruaS¿JQ PD non di un signaculum in bronzo. 43. Vedi il caso del sigillo in Poggi 1876, Tav. 3,32 (CIL XI, 6712, 147) ove la disposizione del testo può suggerire che si volesse riprodurre la forma della lettera D. 110 Il signaculum al di là del testo... 1 e due rettangoli sovrapposti -piccolo / grande due linee cicala 2012b, p. 259, nr. 5 f tre rettangoli sovrapposti piccolo / grande / piccolo tre linee Poggi 1876, tav. 5, 62 due rettangoli sovrapposti g sfalsati - il superiore sporge verso sinistra due linee BuonoPane 2012, p. 272, nr. 3 due rettangoli sovrapposti h sfalsati - il superiore sporge verso destra due linee cicala 2012b, p. 259, nr. 8 i tre rettangoli sovrapposti e sfalsati - i due superiori sporgono verso sinistra tre linee castellano, giMeno, stylow 1999, p. 70 j due rettangoli DI¿DQFDWLVIDOVDWL in altezza 1 linea spezzata dollfus 1967, S¿J due linee IRC IV, p. 365, nr. 313, tav. 135 due linee castellano, giMeno, stylow 1999, p. 75 rettangolo un rettangolo k con i lati lunghi LQÀHVVL l due rettangoli sovrapposti con ODWLOXQJKLLQÀHVVL 111 Giulia Baratta 2 3 4 5 a FRQ¿OHWWDWXUD due linee CIL XII, 5690, 139 b FRQODWLLQÀHVVL due linee BuonoPane 2012, p. 382, n. 13 allungato senza listello due linee Roma sul Danubio 2002, p. 203, III e.32 isoscele con vertia ce rivolto verso il basso quattro righe CIL III, 12034, 11 b equilatero due linee CIL II, 4975, 33 quadrato ottagono a triangolo a senza listello perimetrale una o più linee Buonocore 1990, p. 45, n. 34, tav. 28, 66 b FRQ¿OHWWDWXUDSHrimetrale una o più linee CIL XV, 8166 c FRQERUGR¿JXUDWR due linee Mayer i olivé 1999, pp. 134135 cerchio d 112 iscritto in un quadrato due linee dollfus 1967, S¿J 326 Il signaculum al di là del testo... 5 6 7 cerchio SDU]LDOH corona circolare [lettera C o sigma lunato?] ovaloide due cerchi DI¿DQFDWLXQLWL da due archi di cerchio una linea spezzata Gerhard Hirsch Nachfolger (www. coinhirsch.de); Auction 286, Lot. 1112. con angolo a centrale maggiore di 180 gradi una linea CIL XI, 6712, 358 con angolo centrale a 180° b senza listello perimetrale una linea CIL XII, 5690, 57 con angolo centrale a 180° H¿OHWWDWXUD perimetrale una linea IRC III, p. 167, n. 180, tav. 51 con angolo centrale minore di d ƒH¿OHWWDWXUD perimetrale una linea Poggi 1876, tav. 3, 42 e con angolo centrale minore di 180° e bordi laterali ondulati una linea Gerhard Hirsch Nachfolger (www. coinhirsch.de); Auction 273, Lot 1625 a senza listello perimetrale una o più linee IRC III, p. 41, suppl. IRC I, 205, tav. 12 b FRQ¿OHWWDWXUD perimetrale una o più linee dollfus 1967, S¿J 9, 17 c mezzo ovale più linee Poggi 1876, tav. 4, 54 e c 113 Giulia Baratta Il macrogruppo B In questo macrogruppo sono raccolte le tabulae, ovvero quelle forme rettangolari che, per la presenza di prese ed elementi decorativi laterali e di coronamenti di varia natura, non si caratterizzano per essere dei semplici rettangoli bensì dei supporti epiJUD¿FLHGHOOHFRUQLFLSHUFRQWHQHUHLPHVVDJJLYHLFRODWLGDLsignacula, di maggiore complessità. Interessante è notare come, oltre alla tabula ansata caratterizzata da anse a coda di rondine, il tipo più frequente in questa categoria, esistono altre varianti ricorrenti, seppure in numero minore, le cui caratteristiche abbastanza uniformi possono FRVWLWXLUHXQSUREDELOHLQGL]LRGLRI¿FLQHGLSURGX]LRQHHGRIIULUHGLULÀHVVRDQFKH informazioni preziose sulla dispersione di questi oggetti sul territorio come nel caso del tipo B 1b, di cui si conoscono almeno due esemplari uguali per forma di lamina ma diversi per testo44, oppure del tipo B3a al quale sono riconducibili ugualmente almeno due esemplari con testi differenti45. B - tabulae forma 1 ansata variante disposi]LRQHWHVWR SUR¿OR ELEOLRJUD¿D a ansa a coda di rondine due o più linee castellano, giMeno, stylow 1999, p. 80 b ansa a forma di pelta con occhielli della pelta verso l’esterno due linee di stefano Manzella 2012b, p. 406, n. VI, 68g c ansa a forma di pelta con occhielli della pelta verso l’interno due linee CIL XIII, 10022, 95 44. Vedi l’esemplare conservato alle Terme di Diocleziano il cui testo recita D(ecimi) (hedera) Atici Eu/thi (hedera) chetis (di stefano Manzella 2012b, p. 406, nr. VI, 68g) e quello dei Musei della Biblioteca Apostolica Vaticana che reca l’iscrizione P(ubli) Aeli Eu/tychetis (Buonocore 1990, p. 43, nr. 30, tav. XXVII, 60-61 = CIL XV, 8047). 45. Vedi CIL XI, 6712, 359 che reca il testo Q.Q.P. e CIL XV, 8542 con A. Verat(i) Socrat(is). 114 Il signaculum al di là del testo... 1 2 3 d ansa sporgente a doppia curva due linee cicala 2012b, p. Q¿J e doppia ansa curva due linee castellano, giMeno, stylow 1999, p. 84 a perline piccole una riga CIL X, 8059, 312 b perline grandi una riga Buonocore 1990, p. 59, n. 76, tav. 47, 120-121 a una sola LQÀHVVLRQHVX ambo i lati una o più righe CIL XI, 6712, 359 b GXHLQÀHVVLRQL su ciascun lato una o più righe Buonocore 1990, p. 47, n. 41, tav. 31, 75 c GXHLQÀHVVLRQL su un solo lato due righe dollfus 1967, ¿JQ ansata con perline angolari con lati corti LQÀHVVL 115 Giulia Baratta 4 con coronamento superiore 116 a coronamento con pulvini e cornice ondulata rientrante al centro due righe guarini 1834a, p. 49, n. 30 b coronamento con pulvini e cornice ondulata con sporgenza al centro tre righe CIL XV, 8020 c coronamento senza pulvini e cornice ondulata rientrante al centro una riga CIL XV, 8066 d coronamento a forma di crescente lunare due righe RIB 2, 1, p. 80, n. 2409.35 e coronamento triangolare una riga Poggi 1876, tav. 9, 133 Il signaculum al di là del testo... Macrogruppo C Il macrogruppo C comprende tutte le lamine la cui forma a bracci incrociati è riconducibile ad una croce. Si tratta di un gruppo piuttosto ristretto che presenta però DOFXQHGLI¿FROWjLQWHUSUHWDWLYH,QIDWWLLQSDUWLFRODUHSHUTXDQWRFRQFHUQHLWLSL&DH C3, l’interpretazione come croce non è certa, poiché queste lamine potrebbero anche corrispondere alla lettera/numerale X dell’alfabeto latino, ed indicare in questo caso, ad esempio, un’operazione di spunta46, o alla X di quello greco. La scelta, dunque, di collocare in uno stesso gruppo tutte le lamine conformate ad X è legata ad uno scopo SXUDPHQWHFODVVL¿FDWRULREDVDWRVXOODORURIRUPDHVWHULRUHSXUQHOODFRQVDSHYROH]]D di eventuali diversi valori da attribuire ad una medesima forma. C- croci forma 1 variante disposi]LRQHWHVWR SUR¿OR ELEOLRJUD¿D bracci con a terminazione rettangolare una riga spezzata Manganaro Perrone 2006, p. 27, n. 42 b con apici una riga spezzata IRC IV, p. 364, n. 312, tav. 135 una riga spezzata grünBart 2006, p. 24, n. ¿J due righe che si incrociano Buonocore 1990, p. 51, n. 53, tav. 37 una riga spezzata furtwängler 1889, p. 94, n. 16 a bracci uguali 2 a bracci desiguali braccio verticale a più lungo di quello orizzontale 3 decussata a 4 svastica 46. A tale proposito vedi il contributo di Marc Mayer i Olivé in questi Atti. c.d. croce di Sant’Andrea con bracci piegati a verso destra e terminazione retta 117 Giulia Baratta Il macrogruppo D Il macrogruppo D è dedicato ai crescenti lunari, una forma decisamente frequente tra quelle utilizzate per la realizzazione delle lamine dei signacula. Al suo interno si possono distinguere sostanzialmente due sottogruppi, quello dei crescenti lunari con RUELFRORDPSLRHFRUSRVWUHWWRFDUDWWHUL]]DWLGDOWHVWRGLVSRVWRVXXQDVROD¿ODHGD lettere che possono essere sia sporgenti che incavate, e la variante con corpo pieno ed orbicolo piccolo ed aperto ove le lettere, tendenzialmente sporgenti, sono disposte su due e più righe. D- crescente lunare forma variante disposi]LRQHWHVWR SUR¿OR ELEOLRJUD¿D 1 con orbicolo grande a una riga Buonocore 1990, p. 56, n. 64, tav. 41, 104 2 con orbicolo piccolo a due e più righe zuMBo 2002 118 Il signaculum al di là del testo... Il macrogruppo E Nel macrogruppo E sono raccolte le lamine a forma di pelta, una sagoma che, seppure non troppo frequente, risulta però estremamente varia quanto alla foggia delle estremità e dell’elemento centrale degli scudi così come per quanto concerne l’amSLH]]DGHOODORURVXSHU¿FLH6LGLVWDFFDQHOJUXSSRXQSH]]RULQYHQXWRDPollentia, sull’isola di Maiorca47QHOTXDOHOHHVWUHPLWjVRQR¿JXUDWHHWHUPLQDQRFRQXQDSURtome di pantera (E 2a). E - peltae forma variante disposi]LRQHWHVWR SUR¿OR ELEOLRJUD¿D 1 con HVWUHPLWj semplici a una o più righe Poggi 1876, tav. 7, 98 2 con HVWUHPLWj ¿JXUDWH a più righe (OPyQURPi 2005, p. 82, n. 58 47. Baratta 2014, pp. 187-192. 119 Giulia Baratta Il macrogruppo F Il macrogruppo F è dedicato ai vestigia, orme di soleae e di piedi. Si tratta di un gruppo estremamente nutrito, secondo solo a quello delle forme geometriche in particolare quelle rettangolari (A1). Tra le impronte di sandalo predominano quelle ¿JSignaculumGHOWLSR)I GDvavassori di un solo piede caratterizzate da una for$FFDGHPLD7DGLQL/RYHUH  ma appuntita, incedenti sia verso sinistra (F1a) che verso destra (F1b), tra le quali solo raramente è possibile riconoscere se si tratta di un piede destro o sinistro. In questo gruppo le lamine possono o meno essere bordate da un listello ed avere lettere in rilievo o incavate. Di particolare interesse risultano quei signacula in cui nella parte superiore della lamina è reso nei suoi dettagli anatomici il piede calzato )HH)I ¿J 48. Tra le plantae pedis le più frequenti sono quelle di piedi sinistri e destri a cinque dita, mentre sono estremamente più rari i casi in cui le dita sono solo 4. Il grup¿JSignaculumGHOWLSR)I GDOPHUFDWR po si caratterizza per una estrema varietà antiquario). nella resa dei piedi, ovvero nella lunghezza delle dita, nella loro disposizione più o meno ravvicinata in rapporto anche all’alluce che può essere parallelo, sporgente o WHQGHQWHDULHQWUDUHULVSHWWRDOSUR¿ORGHOODSLDQWDGHOSLHGH$QFKHLQTXHVWRJUXSSR si distaccano alcuni esemplari in cui la resa del piede è più naturalistica e caratterizza entrambi i lati della lamina49, sino all’estremo che in alcuni pezzi, che riproducono un piede sino alla caviglia, questa funge da presa come nel caso dei tipi F2e50H)I ¿J  48. Vedi il signaculum pubblicato da Marina Vavassori in questi Atti. 49. Vedi l’esemplare preso in esame da Daniela Rigato in questi Atti. 50. Vedi il contributo di Daniela Rigato in questi Atti. Vedi anche il contributo di Valeria Valchera in cui sono raccolti due pezzi la cui presa è invece conformata a dito, ma sulla cui autenticità sussitono dei dubbi. 120 Il signaculum al di là del testo... F - orme forma variante a appuntita, verso sinistra appuntita, verso b destra 1 solea disposi]LRQHWHVWR SUR¿OR ELEOLRJUD¿D una o due righe Buonocore 1990, p. 58, n. 72, tav. 44, 113 una riga castellano, giMeno, stylow 1999, p. 73 c stondata, verso sinistra una riga CIL V, 8116, 52 d stondata, verso destra una riga dollfus 1967, p. 145, n. 23, ¿J e signaculum con la caratterizzazione di un piede sinistro nella parte superiore, in quella inferiore solea verso sinistra una o più righe Michaelidou 2000, tav. 32, 1-3 f signaculum con la caratterizzazione di un piede destro nella parte superiore, in quella inferiore solea verso destra due righe vavassori 2014 121 Giulia Baratta due righe feugère, Mauné 20052006, p. 450, ¿J due soleae h DI¿DQFDWHYHUVR destra due righe Vilmar Collectibles (Auction IX-X): www.icollector. com/Byzantinebronze-seal-pairof-feet-RAREform_i6406664 piede sinistro a 5 a dita verso sinistra una o più righe castellano, giMeno, stylow 1999, p. 73 piede sinistro a 5 b dita verso destra una o più righe castellano, giMeno, stylow 1999, p. 72 c piede destro a 5 dita verso sinistra una riga di stefano Manzella 2012b, p. 409, n. VI, 68k d piede sinistro a 4 dita verso sinistra una o più righe CIL XV, 8311 e signaculum con la caratterizzazione di un piede destro nella parte superiore, in quella inferiore planta pedis incedente verso sinistra una o più righe rigato 2014 f signaculum con la caratterizzazione di un piede destro nella parte superiore, in quella inferiore planta pedis incedente verso destra una riga CNG Auctions, Sale 78, Lot 2266 (www. cngcoins.com) due soleae g DI¿DQFDWHYHUVR sinistra 1 2 122 solea plantae pedis Il signaculum al di là del testo... Il macrogruppo G In questo macrogruppo sono raccolte le lamine conformate a nave51. Si tratta di un gruppo non particolarmente esteso ma piuttosto vario quanto a forme che solo in poche occasioni sembrano ripetersi come nel caso del tipo G1a cui possono essere ricondotti almeno tre signacula521HOODFODVVL¿FD]LRQHVLqWHQXWRFRQWRGHOODFDUDWWHrizzazione degli elementi di poppa e prua, di quelli di bordo, della forma dello scafo e della presenza o meno del timone. Perlopiù sembra trattarsi di navi onerarie, anche se va detto che le dimensioni di TXHVWLRJJHWWLHODULGX]LRQHHVHPSOL¿FD]LRQHGHLGHWWDJOLQRQIDFLOLWDODORURLQWHUSUHWD]LRQH,QXQFDVR *D ODODPLQDVHPEUHUHEEHULSURGXUUHXQ¶LPEDUFD]LRQHÀXYLDOH come pare indicare, oltre alla forma dello scafo, anche il luogo di rinvenimento del signaculum53. La scelta di realizzare dei signacula con lamine a forma di nave potrebbe, almeno in alcuni casi, essere ricondotta ad un loro uso in un contesto commerciale, ma la SUHVHQ]DGLWHVWLHSLJUD¿FLGLDPELWRUHOLJLRVRVXYDULHVHPSODULqFKLDURLQGL]LRGLXQ ben diverso valore simbolico da attribuire alle imbarcazioni. *LPEDUFD]LRQL forma 1 nave oneraria variante disposi]LRQHWHVWR SUR¿OR ELEOLRJUD¿D scafo allungato, “Rammbug”, timone e a caratterizzazioni di elementi di bordo una o più linee dollfus 1967, p. 134, n. 19, ¿J b scafo allungato, rostro e timone due linee de Montfaucon 1719, tav. 138 c scafo allungato, rostro, caratterizzazione degli elementi di bordo tre linee Manganaro Perrone 2006, p. 18, n. 3   7UDODULFFDELEOLRJUD¿DYHGLcasson 1971; göttlicher 1985; Basch 1987; casson 1994; avila 2002. 52. Vedi di stefano Manzella 2012b, p. 407, nr. VI, 68i; dollfus 1967¿JHCIL XII, 5690, 28. 53. gauthier 1986, p. 443. 123 Giulia Baratta 1 con poppa e prua d rialzate, rostro, timone e albero due linee cicala 2012a, p. 405, nr. 6 poppa e prua rialzate, senza la caratterizzazione di timoni, alberi e remi una o più linee Meester de ravestein 1882, tav. 8 due linee gauthier 1986, S¿J nave oneraria e 2 124 imbarca]LRQH ÀXYLDOH" a scapha? Il signaculum al di là del testo... Il macrogruppo H Questo macrogruppo dedicato agli instrumenta, raccoglie quei cartigli che riproducono la forma di oggetti utilizzati nelle attività economiche e nella vita quotidiana. Si tratta di un gruppo non troppo nutrito nel quale spiccano in particolare le anfore (H1a) e le falces (H2a). È plausibile ipotizzare che queste forme alludano all’ambito lavorativo, agli imballaggi o ai prodotti che si marcavano con questi signacula anche se non si può escludere un loro diverso valore simbolico54. Un esemplare a forma di falx, ad esempio, cela un vero e proprio gioco di parole, dato che è associato al testo HSLJUD¿FR Arbusti (H2a)55. H - instrumenta forma 1 2 variante disposi]LRQHWHVWR SUR¿OR ELEOLRJUD¿D a anfora una o più righe castellano, giMeno, stylow 1999, p. 69 b cratere quattro righe dollfus 1967, ¿J a falx una riga castellano, giMeno, stylow 1999, p. 69 b culter? una riga vavassori 2014 recipienti oggetti da taglio 54. Vedi, ad esempio supra il caso dei signacula a forma di nave con testi riconducibili ad ambito cristiano. 55. CIL II, 4975, 8. 125 Giulia Baratta Il macrogruppo I Nel macrogruppo I sono raccolte le lamine che hanno la forma di animali. Si tratta di un gruppo fortemente disomogeneo con una discreta varietà di soggetti tutti, però, FRQSRFKHDWWHVWD]LRQLDGHFFH]LRQHGHOGHO¿QRFKHVSLFFDVLDSHUYDULHWjGLIRUPHFKH per frequenza. Allo stato attuale il sottogruppo I4a, al quale è possibile ascrivere più di un esemplare, costituisce quello più interessante poiché la forma ricorrente, anche se FRQWHVWLHSLJUD¿FLGLYHUVLSRWUHEEHHVVHUHLQGL]LRGLXQDVSHFL¿FDRI¿FLQDGLSURGXzione561HOFDVRGLTXHVWHIRUPHULVXOWDGLI¿FLOHLQGLYLGXDUHO¶HYHQWXDOHYDORUHVLPbolico che possono avere. In almeno un caso (I1a), in cui titulus maior recita Aquila e la forma è appunto quella del rapace57, sembra che la scelta sia volutamente quella di DYHUHXQVLPERORSDUODQWH1HOFDVRGHOOHODPLQHDIRUPDGLGHO¿QR , qLQWHUHVVDQWH notare che possono anche portare testi di carattere cristiano e pertanto assumere un VLJQL¿FDWRGLWLSRUHOLJLRVR58. I - animali forma variante a aquila 1 equidi a incedente verso sinistra SUR¿OR ELEOLRJUD¿D più righe Manganaro Perrone 2006, p. 29, n. 47 una riga Paris, Musée du Louvre: www.photo. rmn.fr/ archive/990226172C6NU0XRK RKR una riga IRC IV, p. 363, n. 311, tav. 135 uccelli b colomba 2 disposi]LRQHWHVWR 56. Vedi l’esemplare della collezione Froehner con il testo C(ai) Treb(i) Cerialis (dollfus 1967, p. QU¿J TXHOORSXEEOLFDWRGDManganaro Perrone 2006, p. 29, n. 54 che reca il titulus Viator / A.P.S., CIL X, 8059, 407 oggi al British Museum. 57. Manganaro Perrone 2006, n. 47.   6XOVLPERORGHOSHVFHHGHOGHO¿QRYHGLgaMBassi 2000. 126 Il signaculum al di là del testo... 3 4 suini a maiale una riga hefner 1852, tav. 6, 14; Die Sammlung Thun 2003 verso destra, testa separata dal corpo con una linea di demarcazione, a rostro solo accennato, pinna caudale verso l’alto più righe dollfus 1967, S¿J verso sinistra o destra , rostro sporgente, bocca b aperta o chiusa, pinna caudale bi o trilobata verso l’alto una riga castellano, giMeno, stylow 1999, p. 91 verso destra, testa prominente rispetto al corpo, rostro solo accennato, parte caudale disposta ad S tre righe dollfus 1967, S¿J cetacei c verso destra con d grande capo e coda a tre punte e verso sinistra o verso destra, rosto allungato, caratterizzazione delle pinne dorsali e pettorali, pinna caudale verso l’alto cicala 2014 CIL XV, 8369 127 Giulia Baratta 5 6 7 128 senza a caratterizzazione del rostro CIL XV, 8198 con la b caratterizzazione del rostro CIL X, 8059, 105 a gambero dollfus 1967, S¿J a tartaruga di mare hefner 1852, tav. 6, 7 b tartaruga di terra rigato 2014 GHO¿QL formi crostacei rettili Il signaculum al di là del testo... Il macrogruppo J ,OPDFURJUXSSR-FRPSUHQGHJOLHOHPHQWLYHJHWDOLWUDLTXDOLVSLFFDQRSHUQXPHUR e frequenza, le foglie cuoriformi con i lati simmetrici, verosimilmente foglie d’edera, quasi sempre caratterizzate dalla presenza del picciuolo. J - vegetali forma variante cuoriformi con a picciolo 1 disposi]LRQHWHVWR SUR¿OR ELEOLRJUD¿D più righe castellano, giMeno, stylow 1999, p. 91 più righe dollfus 1967, S¿J 5, 10 foglie b cuoriformi senza picciolo 2 ¿RUL a polilobati più righe Christie’s: Sale 1163, Lot 262 (www.christies. com) 3 frutti a grappolo d’uva senza testo? Meester de ravestein 1882, tav. 8 129 Giulia Baratta Il macrogruppo K Nel macrogruppo K sono raccolte le forme che riproducono quelle di una lettera o GLXQPRQRJUDPPDGHOO¶DOIDEHWRODWLQRRJUHFRHFKHIXQJRQRGDVXSSRUWRHSLJUD¿FR poiché su di esse è apposto il testo del timbro. Sono esclusi pertanto tutti i signacula a IRUPDGLOHWWHUDFKHQRQUHFDQRXQDOWURWHVWRHSLJUD¿FRVHQRQTXHOORGDWRGDOODIRUPD della lamina stessa. Tra questi signacula non sono rappresentate che poche delle lettere dell’alfabeto, sia latino sia greco, cui naturalmente si devono aggiungere i casi dei tipi A6a-d, A7c, C1a e C3 quando possono assumere un valore letterale. Tra le lettere spicca per numero di attestazioni, e non sembra essere un caso, la S, normale o retrograda. Proprio l’estrema frequenza della S sembra infatti suggerire che almeno in alcuni casi essa possa essere allusiva all’atto del signare59 o costituire un complemento al testo del signaculum stesso come, solo per citare un esempio, nel caso dell’esemplare marcato L. Satri Aprilis60 (K1d) la cui sagoma potrebbe richiamare la lettera iniziale del gentilizio Satrius. K - lettere forma 1 variante disposi]LRQH SUR¿OR ELEOLRJUD¿D a lettera M una riga su tutto il corpo CIL XI, 6712, 266 b lettera P una riga su tutto il corpo CIL II, 2, 5, 541 c lettera S una riga o più righe Manganaro Perrone 2006, p. 27, n. 40 d lettera S retrograda una o più righe di stefano Manzella 2012b, p. 407, n. VI, 68h lettera singola latina 59. 60. 130 A questo proposito vedi anche il contributo di Marc Mayer i Olivé in questa stessa sede. Poggi 1876, n. 71. Il signaculum al di là del testo... lettera singola a greca lettera lambda una riga su tutto il corpo IRC V, p. 40, suppl. IRC I, 204, tav. 9 3 monogramma a monogramma (HESPERI) una riga sul corpo della H CIL XII, 5690, 20 2 131 UL TA ZI ON E %LEOLRJUD¿D NS Le abbreviazioni delle riviste e dei corpora sono quelle impiegate da /¶$QQpH philologique e dalla *XLGHGHOµpSLJUDSKLVWH$OWUHULVRUVHDUFKLYLVWLFKHELEOLRJUD¿FKH o informatiche sono indicate nell’elenco seguente. 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